"Ci dispiace ma finora non ci è stata data la possibilità di riconoscerci in questo “nuovo” Rimini, ed infatti in questo Rimini e in questi modi e comportamenti non ci riconosciamo" è la chiusura della missiva. Il testo integrale:
RIMINI | 08 luglio 2010 | "Dopo anni, la tifoseria riminese riunitasi, ha emesso un semplice comunicato concordato da tutte le componenti del tifo, dalla curva, ai distinti, comprendendo tutti i gruppi organizzati. Nel breve enunciato si chiedeva semplicemente ascolto su questioni riguardanti l’aspetto, il decoro, il rispetto delle tradizioni storiche della Rimini Calcio, delle quali i depositari sono solo i tifosi e la gente che per generazioni ha animato il “contorno” della partita del Rimini.
In poco più di un anno la tifoseria si è vista retrocedere la squadra di tre categorie, ciò nonostante si è presentata in maniera unita, propositiva e pronta a ripartire anche da categorie minori. E questo nonostante il comportamento sgradevole e arrogante di chi, a palazzo Garampi e nell’imprenditoria riminese, ha deciso di formare una nuova squadra sulle ceneri di quella non iscritta dalla Cocif, dandole arbitrariamente (e subito) la patente di storicità, l’uso del nostro stadio, senza neppure cercare un confronto con la tifoseria, ancora stordita dalle vicissitudini di una non iscrizione che è palese segno del fallimento, soprattutto amministrativo, di una intera città.
Negli ultimi anni abbiamo vissuto sulla nostra pelle le difficoltà di rapporto con una proprietà sempre più distante dalla “piazza” e incapace di ascoltare i tifosi anche semplicemente per questioni minime, come la campagna abbonamenti. Ci stupisce ora trovarci di fronte a una nuova realtà nella quale ci viene da principio negato di partecipare alla rinascita del NOSTRO Rimini, ed in seguito a un conciliante comunicato perfino negata la possibilità di parlare alla nuova proprietà prima che la squadra sia presentata pubblicamente, facendo presenti le nostre semplici istanze. Avevamo, in sostanza, aperto uno spiraglio per rimediare all’errore di aver escluso le sole e vere vittime di queste strane macchinazioni per le quali la nostra squadra è letteralmente precipitata nei dilettanti al livello più basso della nostra storia dal dopoguerra. Ma evidentemente questo non è stato un errore o una svista, bensì un’esclusione voluta di proposito, eseguita e ribadita.
Alla delusione per innumerevoli promesse false sullo stadio dovremo aggiungere, a chiusura di una esperienza amministrativa davvero negativa per i colori biancorossi, anche questo ultimo schiaffo. E - se ci è concesso - ci prendiamo la libertà di diffidare dell'Assessore Turci, che ci invita a un colloquio quando le cose saranno fatte e finite, rassicurandoci su tutta la linea (ma ci aveva rassicurato pubblicamente e per iscritto anche sul nuovo stadio, quindi permetta di non fidarci adesso, siamo stanchi delle inutili chiacchiere).
E spiace che questa chiusura infelice dell'amministrazione corrisponda ad un altrettanto infelice inizio della nuova sedicente Rimini Calcio.
Ci auguriamo che nessuno - sia dal punto di vista imprenditoriale, sia dal punto di vista amministrativo - abbia l’indecenza di presentarsi come salvatore della patria, perchè di prese in giro ne abbiamo tollerate e ne stiamo tollerando davvero troppe.
Ci dispiace ma finora non ci è stata data la possibilità di riconoscerci in questo “nuovo” Rimini, ed infatti in questo Rimini e in questi modi e comportamenti non ci riconosciamo".