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Bagnoli porta Rimini nel cuore

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    发表于 2012-10-13 08:10:07 | 只看该作者 回帖奖励 |倒序浏览 |阅读模式
    RIMINI. Un signore. Come 35 anni fa. Per fare un paragone con chi ha avuto la Rimini Calcio come trampolino di lancio per una grande carriera in panchina, Osvaldo Bagnoli non ha vinto coppe Campioni con il Milan, non ha allenato la nazionale italiana (quella che perse la finale a Usa ’94), non fa l’opinionista televisivo, ma ha mantenuto uno stile e una semplicità che gli fanno onore. E al contrario di Arrigo Sacchi, con molto piacere accetta di ricordare il primo, vero anno “fuori di casa” da allenatore.
    “Uno sforzo di memoria - dice il 77enne Osvaldo della Bovisa - che alla mia età non può che far bene”.Chi la portò a Rimini?
    “Il direttore sportivo di allora, Rino Cavalcanti (che ha pure recitato nel film “Il presidente del Borgorosso”, ndr) mi prelevò dal Como dove lavoravo nel settore giovanile, a quei tempi tra i migliori d’Italia”.
    Tornando con la memoria al ’77-’78, cosa le torna in mente?
    “Imparai a capire ben presto cosa poteva capitare nella carriera di un allenatore. L’inizio non fu facile, c’erano polemiche, i tifosi ci aspettavano fuori dai cancelli dopo le partite. Una volta mi fecero uscire da una porta secondaria ed è stata una così brutta avventura, che avrei preferito uscire dalla porta normale e prendermi qualche insulto”.
    Bagnoli fu il tecnico biancorosso a cavallo della doppia calata in Romagna di Helenio Herrera.
    “Ma non ci furono solo spine e critiche, ci siamo tolti anche qualche soddisfazione e dopo una falsa partenza, fummo protagonisti di una bella risalita. Alla fine arrivò la salvezza, quello che mi aveva chiesto la società”.
    Rimini extrasportiva?
    “Uno che ha fatto crescere le proprie figlie nel mare di Cesenatico ha la Romagna nel cuore. Ho sempre detto che Rimini è una delle quattro piazze che ricordo con maggior piacere assieme a Fano dove andai l’anno successivo, Cesena dove conquistammo la promozione in A e Verona dove vinsi lo scudetto. Rimini extrasportiva è anche la grande amicizia che mi ha legato a Dino Cappelli, purtroppo scomparso di recente”.
    Nel 2012 si parla di schemi, moduli, densità, ripartenze: il suo Rimini come giocava?
    “Mi viene da sorridere quando sento parlare di 4-3-3, 3-5-2 e via dicendo. Quando ero calciatore amavo giocare mezzala e se il mister la domenica mi dava la maglia numero 7, che significava giocare all’ala, mi smorzava l’entusiasmo. Per questo ho sempre provato a ricercare l’entusiasmo nei miei giocatori”.
    Le faccio tre nomi di quell’anno: Fagni, Sollier e Sarti.
    “Fagni era un ragazzo particolare, scatenato e decisivo per le prime venti partite poi ricordo che era un po’ scomparso. Sollier un grande professionista e smentisco ancora oggi chi lo accusava di fare propaganda politica nello spogliatoio. Sarti era il leader, una bandiera del Rimini, il libero vecchi tempi”.
    Sarà a Rimini domenica?
    “Mi hanno chiamato dalla società e mi avrebbe fatto molto piacere, ma sarò a Milano per altri impegni importanti, la festa di una nipotina”.

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